Tante storie magiche
SOMNUS – SCRITTO DA T.M.S ARCANGELI
Da qualche settimana mi trovavo in un luogo sperduto della campagna. Cercavo da tempo un posto tranquillo dove potermi rilassare lontana da tutto e da tutti. Qualche tempo prima, fui travolta da una sgradevole sventura, così decisi che era arrivato il momento di starmene per un po’ da sola. Alcuni giorni prima di quella giornata inenarrabile, i miei nervi erano diventati rigidi come le corde di un violino. Il momento di farli allentare era arrivato, così, senza dire niente a nessuno, scelsi di andarmene. Da quel momento in poi, le mie giornate trascorsero tranquille, senza eventi di particolare rilievo. Vivevo ogni secondo senza badare al passato. In realtà, avevo ancora le idee molto confuse, come fossero dei pezzi di un puzzle che aspettano entusiasti la prima mossa per iniziare a prendere forma. Io, tuttavia, non avevo alcuna fretta di fare la prima mossa. Tutti i giorni mi svegliavo presto la mattina, poi andavo a farmi una lunga camminata per raccogliere dei bellissimi tulipani che si trovavano lungo il percorso. Mi piaceva leggere, leggevo molto e ogni tanto venivo distratta dalle lunghe chiacchierate che venivano fatte dagli uccellini del luogo. Quand’è primavera non ci si sente mai soli. Niente tv, niente Internet, niente esseri umani. Se una guerra si fosse scatenata da una qualche parte del globo o se una pandemia si fosse propagata nel mondo, non avrei avuto modo di saperlo. Ero una estranea volontaria ed ero soddisfatta di esserlo. Erano passati ormai diversi giorni da quando decisi di fermarmi lì. Una mattina, tuttavia, durante una delle mie lunghe passeggiate, ebbi l’impressione di vedere in lontananza una persona. Era difficile affermare se si trattasse di un uomo o di una donna. Vedevo questa sagoma in lontananza che camminava in mezzo al sentiero guardando su, verso il cielo, come se cercasse qualcosa con perseveranza. Il cielo, in quei giorni, era davvero stupendo, di un colore blu quasi accecante. Mi misi a guardarlo anche io, ma non vidi nulla di speciale, neanche una nuvola. E quando abbassai gli occhi, l’apparizione non c’era più. Così come era apparsa, se n’era andata. Senza cercare di capire cosa fosse successo, me ne andai. Altre giornate si susseguirono come al solito, finché un bel giorno ebbi la stessa visione. Era la stessa persona dell’altro giorno. Adesso, tuttavia, riuscivo a distinguerla meglio, nonostante essa si trovasse assai distante da me. Era una ragazza mora, ma i capelli le coprivano il viso. Lei continuava a guardare sempre su. Forse pregava, pensai. Poteva darsi che era lì, in quel luogo bucolico e sperduto nel nulla, per la mia stessa ragione: in cerca di pace, guarigione e riposo. Esitai per un po’ e decisi poi di farle un cenno con la mano. La ragazza continuava a guardare su. Decisi, così, di gridare: 《Ehilà!》. Non ottenni alcuna risposta. Presi il bouquet di fiori che avevo lasciato per terra e decisi di avvicinarmi, ma quando mi alzai la ragazza non c’era più. Quella notte non dormii bene. Anche se chiudevo gli occhi, la ragazza era sempre lì, nella mia testa, come un’ossessione che penetra lentamente e inesorabilmente. Da quel momento in poi le mie giornate diventarono penose. C’era qualcosa che non andava. Un sentimento perverso mi avvolgeva, ma non riuscivo a capirne la ragione. Camminavo ogni mattina al solo scopo di trovare la ragazza. Ero andata a rifugiarmi in quel posto in cerca di tranquillità, ma la tormenta mi aveva raggiunto ancora. Iniziai a correre, a urlare, poi caddi per terra. Mi rialzai, guardai le mie mani, erano sporche di sangue. Ricordai allora perché ero arrivata lì, in quel luogo sperduto nel nulla. Rammentai la sventura inenarrabile che mi aveva colpito in quella giornata fatidica. Ero dal fioraio per comprare il solito mazzo di tulipani, ma quando uscii vidi quella ragazza mora che guardava il cielo blu in mezzo alla strada. Un ragazzo guidava la sua macchina ad alta velocità mentre guardava un telefonino che aveva in mano. Buttai il mazzo di tulipani per terra e cercai di richiamare la loro attenzione. Lui non mi sentì, lei non mi guardò. Arrivai in tempo e la spinsi fuori strada. Pochi secondi dopo la macchina mi travolse. E mentre volavo su, vedevo soltanto il cielo splendente, di un colore blu quasi accecante.